Sono felice di condividere anche sul mio blog questo articolo riguardo alla mia esperienza con la voce e l’incontro con il metodo di Fisiologia vocale Lichtenberger. Mi e’ stato chiesto di scriverlo per la rivista on line matrika.co ed e’ stato pubblicato nel n.14, mese di Settembre 2022. Lo riporto qui per chi fosse interessato 🙂
Ho cantato per anni, tanti, come se ne andasse della mia vita, un bisogno dell’Anima…eppure la mia
voce, poverina, ha sempre faticato.
Ci sono, sapete, quei cantanti che per natura hanno una voce potente, squillante…ecco, io no.
Quando si fumava nei locali, ne uscivo spesso afona dopo una serata di chiacchiere, sempre con
questa sensazione di nodo alla gola. Essi’ che non sono una che ha difficolta’ ad esprimersi, a dire
cio’ che pensa. Insomma, a occhio e croce niente Vishuddha bloccato (il chakra della gola, legato
alla capacita’ di comunicare). Eppure faticavo nell’emissione, parlata e cantata.
Il punto e’ che mi rivolgevo esclusivamente all’esterno.
La voce proiettata, che deve uscire, raggiungere gli altri, farsi sentire, e piu’ c’Ă© rumore, piu’ diventa
gridata, compressa, in un processo di tensioni muscolari e gestione errata del respiro di cui non ero
minimamente consapevole e che mi hanno provocato edemi alle corde vocali.
Cosi’ ringrazio la logopedia che mi ha aiutata a guarire e soprattutto sono grata di aver incontrato il
Modello di Fisiologia Vocale Lichtenberger® di Gisela Rohmert*.
La signora Rohmert e’ una cantante lirica, una ricercatrice, una docente universitaria, una persona
illuminata, che, come in ogni bella favola, vive ai margini del bosco, in una splendida valle non
lontana da Francoforte.
Per quel che mi riguarda, potrei dire che il lavoro dell’Istituto che dirige ha spostato il paradigma di
ricerca e sperimentazione canora, rivolgendolo verso il nostro Interno.
Come posso spiegarlo?
Si tratta di imparare a percepire la vibrazione della voce nel proprio corpo, seguirne i desideri, le
esigenze fisiologiche, le aree di risonanza, i distretti muscolari che tengono e quelli che possono
lasciar andare.
E ancora di ricercare la qualita’ di vibrazione non soltanto delle cavita’ di risonanza, come tanti
metodi insegnano. Sapete, non vibrano soltanto gli spazi vuoti del nostro corpo, ma anche i tessuti:
ossa, muscoli, nel loro intricato e iperconnesso labirinto di catene, costrittori ed elevatori. E
soprattutto vibra la muscosa, che ricopre tutto il tratto vocale. E la fascia, il tessuto connettivo che
riveste muscoli e ossa, portando in giro il nostro suono per il corpo con la potenza di un colpo ben
assestato di Gong e allo stesso tempo la finezza di un battito d’ali di farfalla.
Un mondo… un mondo di pro-priocezione, esplorazione di ogni nostro organo sensoriale e di come
si connette al suono, oh si, il suono non reagisce soltanto alle stimolazioni del nostro orecchio, ma
anche al tatto, alla vista, all’olfatto e al gusto.
C’e’ poi la questione neuronale: il sistema nervoso autonomo simpatico, che tende a far scattare lo
stato di allerta nel nostro corpo, per atavici istinti di sopravvivenza, spesso anche quando ci
apprestiamo alla performance canora. Si mette ahime’ di mezzo, con tensioni muscolari
involontarie che impediscono al suono di propagarsi libero in noi.
Sapendolo, possiamo grazie a questo Modello, dedicarci a ricercare uno stato di quiete attiva,
ricettiva, sensoriale, tonica e allo stesso tempo fluida del nostro corpo, che favorisca la liberta’ della
voce. Detto cosi’ magari vi pare fantascienza, ma come direbbe il grande Jene Wilder in
Frankenstein Junior: “Si puo’ fare!”
Tutto cio’ viene insegnato al Lichtenberger Institut (sempre ai margini del bosco, dove vive la
signora Rohmert), attraverso meravigliose conferenze di anatomia, fisiologia, ergonomia del suono,
acustica, ma sopratutto con preziose pratiche sensoriali di ogni genere, che rendono ogni settimana
della formazione un’esperienza quasi trascendentale.
Mi spiego.
In primo luogo al ritorno nella grande citta’ i sensi sono cosi’ acuiti che si odia piu’ o meno ogni
rumore che supera quello del fruscio del vento tra i petali di un fiorellino di campo…
Ma la questione e’ ben piu’ grande. Si tratta di un lavoro che si porta dietro implicazioni sulla
scoperta di Se’.
Liberare la nostra voce e’ una faccenda potente, energeticamente. I miei studi di Yoga del Suono,
condotti parallelamente a quelli del Modello Lichtenberger®, me lo hanno ben chiarito.
Secondo i testi sacri dell’illuminata tradizione Indiana, l’intero cosmo e’ costituito da vibrazioni,
cosi’ anche gli esseri umani. E nelle pratiche di Nada Yoga (yoga del suono) la voce e’ in grado di
scorrere lungo il nostro canale energetico principale, la Sushumna, liberare e trasformare i nostri
stati emotivi, i blocchi energetici per chi vuole chiamarli cosi’… dalle mie parti si dice “canta che ti
passa” con una sintesi alquanto riduttiva, ma sulla saggezza popolare non si discute. In ogni parte
del mondo.
Dunque, dicevamo inizialmente, il punto e’ il cambio di paradigma: rivolgersi all’Interno, e scoprire
l’immensita’ di questo mondo sommerso, usando la voce come strumento, canale privilegiato.
Questo ha cambiato la mia vita.
E’ cambiato il mio modo di insegnare a cantare, prendendo in carico un percorso di esplorazione
con l’allievo, conducendolo per mano all’interno del proprio risuonare, mettendo il repertorio al
servizio della voce e non il contrario, come spesso accade…
E’ cambiato Il mio modo di ascoltare e comprendere i processi legati alla fonazione e il suo
magnifico autoregolarsi, quando la volonta’ muscolare del fare cede il passo alla magia del ricevere
il suono.
E’ diventato piu’ profondo e consapevole il rapporto che ho con il mio corpo, come si modifica
quando e’ preda degli stati emotivi. Ora conosco piu’ vie per ricercare l’omeostasi e la tranquillita’.
E’ mutato, almeno in buona parte, il mio modo di comunicare con gli altri. Piu’ in contatto con il
mio Interno. Il che’ ha avuto delle implicazioni sulla comprensione delle mie emozioni e di quelle
delle persone con cui mi relaziono.
Che altro? …ah si …canto anche meglio!
- *Il Modello Lichtenberger nasce a partire dagli anni Ottanta. Walter Rohmert, docente universitario e ingegnere presso
l’Istituto di Ergonomia del Politecnico di Darmstadt, ed un team di ricercatori hanno accompagnato Gisela Rohmert
nella ricerca scientifica sperimentale relativa ai problemi di sovrapposizione dei diversi sistemi operanti nel cantante e
negli strumentisti. La ricerca ha avuto luogo per anni presso l’Universita’ di Darmstadt, e’ proseguita presso il
Lichtemberger Insitut ed e’ tuttora in corso. Per ogni ulteriore informazione : https://www.lichtenberger-institut.de
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